mercoledì 1 ottobre 2014

Reception.


Reception.

Mi trovavo nella reception del Hotel Primus nei pressi di Stazione Ostiense, vicino la Piramide Cestia di Roma. Io ed il mio amico ci trovavamo circondati da quattro carabinieri e due poliziotti, gentilmente chiamati da uno dei due uomini del hotel. Il più giovane dei due, dopo aver ricevuto in petto un barattolo portapenne di metallo tirato dal mio amico, grazie ad un momento della nostra distrazione, era riuscito a sgattaiolare fuori dall’entrata dell’albergo e a chiamare le forze dell’ordine. La cosa che più mi sbalordiva era che le avesse chiamate entrambe. Doveva aver pensato che la situazione ne richiedesse la presenza. Io stringevo nella mano una busta piena di Ceres e nelle palle custodivo ciò che rimaneva dei 13 pezzi di cocaina che portavamo in giro dopo essere rimasti fuori casa. Mentre i toni della conversazione continuavano ad accendersi, ripensavo a come fossimo giunti in questa gradevole situazione.
-   Ma sei sicuro che ‘n ce l’hai?
-   So sicuro sì, non le trovo! Le devo avè lasciate dentro la machina mia che s’è preso Ciccio!
-   Che rottura de cojoni, cazzo! Ma te dovevi mette pe’ forza a litigà co’ coso lì? Mò c’ha cacciati de casa e stamo alle sei de’ mattina in giro co’a machina, senza na casa e co’ tredici pezzi addosso! E per di più sto ‘mbriaco fracico!
-   Daje ‘nnamosene a dormì in albergo, che ce frega tanto, i sordi n ce mancheno mica!
-   Sì, ho capito, ma già quanno sto da solo quelli de’a reception so ostici, figurete in due co’ ste belle facce che c’avemo mò!
La serata, seguita da una notte bellicosa, proseguiva all’insegna di un mattino afflitto dal disagio più nero.
-   Daje ‘mboccamo al Hotel Monteverde, ch’è uno dei più easy da espugnà!
-   Provamo a sto Hotel,sei te quello più pratico.
Come volevasi dimostrare, una volta arrivati alla reception, dopo aver chiamato per accertarsi che avessero una doppia libera, fummo respinti nell’immediata visione della busta bianca gonfia di dieci Ceres.
-   Lo sapevo guarda te come va a finì! Vedi se non dovemo ‘nboccà da me co’ mi madre e mi padre, sai che palle!
-   St’infamità de buciardi!
Dopo la prima scelta, la seconda cadde sul Hotel delle Rose nei pressi di Stazione Trastevere. Albergo era senza dubbio più costoso, ma durante quel periodo non è che il denaro fosse un problema per noi due. La scena si ripetè identica alla precedente, con una scusa ogni volta diversa venivamo accompagnati ancora all’uscita. Ripetuta la dinamica, anche la stessa chiamata venne fatta di nuovo, un’altra camera venne promessa e un altro stronzo alla reception ci avrebbe fatto il suo bel racconto su come si fosse sbagliato, o su come la camera non fosse ancora pulita o libera, o su come cazzo ne so io ci avrebbero sbolognato nuovamente. Ripresi l’auto a mio rischio e pericolo e guidai verso la nuova destinazione. Giunti nella Hall con la solita busta bianca e con le voci ancora più sguaiate dall’incazzatura fummo travolti da un flusso continuo di studenti che lasciava definitivamente l’albergo con tanto di professoresse vigili al seguito. Incontrammo il gentile personale che ci pregò di attendere un momento nel salottino della Hall sui divani. Non più sconvolti dall’ennesimo presagio di sventura, ci sedemmo e stappammo altre due bottiglie. Sul divano di fronte al nostro, Emilio, il mio amico, puntò una straniera di origini asiatiche che leggeva aspettando anche lei non so cosa. Capito e assicuratosi che la ragazza parlasse inglese, mi costrinse a turbarla, facendomi spiegare in lingua che noi fossimo due spacciatori e malavitosi. Sinceramente, ero così stanco che preferii parlare inglese, invece che discutere con i pugni in petto che il mio amico soleva regalare quando ubriaco e molesto. Puntualmente la donna scappò in un niente. Il tempo passava e noi eravamo ancora sul divano. Passati tre quarti d’ora e spopolatasi la Hall, era giunto il nostro turno. Dietro il banco della reception sedevano due uomini, uno più giovane dell’altro.
-   Ragazzi, purtroppo c’è un problema, C’è stato un errore!
-   Ah, sì? Un altro errore? Un’altra volta? E’ il terzo albergo che sbaglia di seguito! Senta siamo stanchi, ci state rimbalzando da una parte all’altra. Siamo ubriachi, è mattino presto, abbiamo perso le chiavi di casa e vorremmo solamente un posto per dormire.
-   Come già vi ho spiegato, purtroppo la camera non si è più liberata.
-   Senti ma che pensi che ‘n te pagamo? Eccheli li sordi!
Emilio cacciò dalla tasca all’incirca settecento euro in pezzi da cento e da cinquanta e glieli tirò sul bancone.
-   La prego signore non faccia così!
-   Non faccia così un cazzo! Ma che ce state a pijà per culo tutti quanti davero? Hai detto che la camera c’era e mò ce la dai sta camera der cazzo! T’arzo ‘na merda che manco te la immagini, ‘mbecille der cazzo!
Emilio nel frattempo aveva superato la soglia della sopportazione e della risata, non stava più ridendo e nemmeno io se era per questo.
-   Senta è uscita una scolaresca intera che ha lasciato lo hotel, e me vorrebbe dì che de tutte quelle camere sfitte non ce n’è manco una libera? Le hanno già tutte occupate? Sete r cazzo de arbergo che lavora mejo de Roma, ve? Me state a pijà per ‘r culo e mò me so rotto rcazzo pure io!
Preso dall’ira, strappai la tastiera del computer da sotto le mani del più vecchio dei due e la sbattei prima sul banco e poi sullo schermo dell’apparecchio.
-   Ce devi da dare la camera, mortacci tua!
Emilio prese il barattolo delle penne e lo scaraventò in petto all’altro. Di lì a poco arrivarono tre volanti. Io con fare diplomatico, spinto anche dai pezzi restanti nascosti sulla mia persona, illustrai nei minimi particolari tutta la nostra epopea. In cuor mio mi ero già preparato all’ennesima giornata in caserma o commissariato. Non mi si era mai presentato l’imbarazzo della scelta come quella volta. Alla fine della lunga discussione, i carabinieri, dopo aver delegato ai poliziotti il compito, se ne andarono. I ragazzi in blu, contro ogni pronostico, si batterono in nostro favore. Apriti cielo! I due albergatori si videro costretti a darci la camera. Godei. Godei come non mai. Saliti in camera durante un’allegra scazzottata che mi lasciò non pochi segni, ci dedicammo alle Ceres e ciò che rimaneva dello stupefacente. Emilio, preso il Messaggero in mano, studiò gli annunci che un po’ tutti i cocainomani conoscono. Il telefono squillò. Risposi io. Dall’altra parte uno degli albergatori spiegò che non poteva far salire la ragazza. Scesi al pian terreno in mutande e calzini e descrissi la brasiliana come una nostra amica stretta. Ma l’oriunda biondo ossigenato, non capendo una mazza di tutto ciò che avevo detto, si presentò dandomi la mano. Le bugie hanno le gambe corte. Alcune di loro addirittura cortissime. Arrivati in camera e dopo avergli offerto ciò che avevamo da offrire, iniziò la contrattazione sulla prestazione e sul prezzo. Giunti ad un’amichevole conclusione, l’oriunda spiegò che non avrebbe fatto niente in tre ed io di rimando spiegai che solo di Emilio si sarebbe dovuta occupare. Emilio ebbe la splendida idea di presentarci con i nomi invertiti, ossia io ero Emilio e lui Simone. Volevo sdraiarmi per riposare facendo finta di niente, non era la prima volta che mi trovavo di fronte spettacoli del genere e non sarebbe stata neanche l’ultima. Ma lei forte della fretta che aveva Emilio, e lo si poteva vedere ad occhio nudo quanta fretta avesse, riuscì a farmi confinare nel bagno della stanza. Mi addormentai seduto sulla tazza e con le gambe tirate su, poggiate sul lavabo. Non so quanto tempo fosse passato, ma quando mi svegliai fui aggredito da voci urlanti che richiamavano a scene di sesso selvaggio. Ancora rincoglionito dalle svariate ore d’eccessi vari, non capii immediatamente che la finta bionda brasiliana, con quel suo accento da viados di Copacabana, stava gemendo e gracidando il mio nome invece di quello d’Emilio.



-   Simone, Simoneee! Aaaahhh, Simoneeehheee!!!
No, basta! Era veramente troppo, la goccia fece traboccare il vaso. Di scatto saltai ritto in piedi sulle mie gambe, gambe che durante le ore di sonno si erano completamente addormentate, formicolando copiosamente. Raggiunta la posizione retta, le gambe cedettero ed io rischiai di spaccarmi mento e denti sul lavandino di ceramica bianca. Finito lo spavento, controllai che tutti i denti fossero al loro posto ed aprii la porta. Chiavavano come mandrilli sul matrimoniale, li guardai e loro videro me.
-   Ahò,‘n me frega ‘n cazzo! Io me devo sdraià, voi fate quello che cazzo volete! E Emì se caca ‘r cazzo daje de più! Io ar cesso n ce torno mica!
Emilio sbottò in una grassa risata. Mi sdraiai accanto ai due e chiusi gli occhi sdraiandomi su un fianco.
-   Ah e poi n’artra cosa! Dico a te! – Riferendomi alla donna.
-   Famme ‘n piacere, te prego! Smettila de dì ‘r nome mio! Sò io Simone e lui è Emilio! Te prego accanname!
La bionda guardò con fare interrogativo il mio amico che annuì. Mi risvegliai di sera e lei già era andata via. Ci rivestimmo e scendemmo le scale. Alla reception non c’erano più i tizi del mattino. Risalimmo in auto e guidammo verso casa. Anche un’altra lunga notte era finita ed io ero ancora vivo e libero per raccontarlo.


                                                     Joey Pooch

lunedì 29 settembre 2014

Le Chiavi di Mamma.



Le Chiavi di Mamma.

Rovistava tra i vestiti della madre nell’armadio, scomponeva l’ordine delle cose facendo ben attenzione a come le spostava perché di lì a poco avrebbe dovuto rimetterle tutte esattamente dov’erano. Mentre rovistava furiosamente pensava alla madre, e a dove avrebbe potuto nascondere le chiavi dell’automobile. Giorni prima era stato fermato dai Carabinieri in un parcheggio abbandonato a ridosso del Raccordo Anulare. Gli arrivarono alle spalle e lui non se ne accorse perché molto impegnato nella sua attività. Incastrato il cucchiaio tra le fessure di una delle bocche per l’aria condizionata, continuava ad accendere e spegnere un accendino che non lo aiutava nella sua impresa. Non essendo un Bic l’accendino, ma bensì uno di quelli venduti dai venditori ambulanti ai semafori, iniziava a squagliarsi per il forte calore continuo scaturito dalla fiamma blu. Con una attaches muoveva il liquido ribollente nel cucchiaio e separava la bolla oleosa generata dalla cocaina. Nel mentre iniziava a soffiare per freddare il tutto in modo da poter far solidificare e poi estrarre la cocaina divenuta crack. Nel posacenere due sigarette fumavano copiosamente generando la cenere necessaria per fumare la dura roccia gialla. Finito il processo, aveva posto la maggior parte del sasso in una pipetta riempita insieme alla cenere e aveva acceso ancora l’accendino che ormai supplicava pietà sudando gocce di plastica sciolta da sotto la placca metallica. I polmoni tiravano e si riempivano di denso fumo bianco, le tempie cominciavano a pulsare ed il cuore a battere. Stava soffiando via il fumo quando con la coda dell’occhio avvertì qualcosa muoversi nello specchietto retrovisore. Girò la testa e notò una Gazzella dei Carabinieri che con moto lento si introduceva nel parcheggio. Di rimando buttò tutta la cocaina rimanente nella pipa e tirò, tirò con forza, i suoi occhi si spalancarono, le palpebre gli tiravano e scattavano sotto l’effetto del narcotico che aveva scatenato un momentaneo “tic” nervoso. Fece finta di niente e buttò tutto sotto il sedile del passeggero. Poggiò la testa al sedile e con fare irrigidito si stiracchiò fingendo di starsi a riposare in macchina, come se avesse appena finito di schiacciare un pisolino. Una sagoma scura si avvicinò alla macchina, preceduta dal rumore d’uno sportello che apriva e chiudeva, una mano avvolta in uno stretto guanto di pelle nera bussò al finestrino. Con un cenno della testa lui, assecondato da un’espressione sbalordita, chiese all’agente cosa volesse e lui di rimando con un gesto pregò l’altro di aprire la portiera e scendere dal veicolo. Scese dall’automobile.
- - Che fa parcheggiato qui?
- -  Ma niente, stavo riposando un pochino.
La voce uscì strozzata e tremolante. Il ragazzo cercò di presentarsi come meglio potesse.
-  -  Scusi e lei viene qua a riposare?
-  - Perché che c’è di male?
- - Qua le domande le faccio io. Prego fornisca patente e libretto. E’ sua l’automobile?
-  -  Sì, è la mia ma è intestata a mio padre.
Aperto il cruscotto presentò il libretto e poi la patente estratta dal portafoglio. Il carabiniere portò i documenti al collega ancora in auto pronto a fare gli accertamenti.
  -  Cosa stava fumando?
- -  Io? Niente…
- - Senta ha della droga con lei?
- -  No.
La conversazione durò ancora per molto, proseguendo con la perquisizione personale e del mezzo. Il carabiniere rinvenì un involucro di plastica contenente un rimasuglio di polvere bianca, classificata come cocaina, sotto uno dei sedili. Di conseguenza il tutore dell’ordine si vide costretto a sospendere la patente del ragazzo e a compilare un foglio di possesso e sequestro di sostanza stupefacente.



Era il fine settimana e i suoi genitori erano andati fuori Roma, partendo insieme al fratello. La ricerca continuava, dando esito negativo. Tutti i ripiani e i cassetti erano stati aperti e scandagliati, ma niente da fare, la madre era riuscita a trovare un posto talmente segreto che nemmeno lui fu in grado di scovare. Stava rimettendo ogni cosa al suo posto quando l’occhio gli cadde su di una fessura che rimaneva tra il cassetto delle camicie del padre ed il portacravatte. L’oggetto scintillava ed era di metallo, aveva trovato un mazzo di chiavi. Erano sì chiavi e d’automobile, ma non erano le chiavi della madre. Il fratello aveva da poco acquistato una Mini Cooper presentando le buste paga del lavoro. Preso in mano il mazzo, fu aggredito da un forte senso di colpa, non avrebbe mai voluto rubare quell’auto ma data la particolare situazione, e dopo tutte le ore di ricerca, non fu in grado di comportarsi correttamente. Scendeva le scale verso il garage e pensava alla madre. In tutti i finesettimana che gli si presentarono nei mesi successivi non fu mai in grado di trovare quel mazzo tanto agognato, ma in ogni caso a parte quella volta non fu più capace di tradire la fiducia del fratello. 

                                                       Joey Pooch

domenica 2 febbraio 2014

"GhhRL 01"

GhhRL 01


Un tempo mi dilettavo anche nell'organizzare mostre e vernissage, poi il ricavato della vendita non copriva più i costi della stampa delle opere su supporti sempre più costosi e smisi di dedicarmi al mondo delle gallerie e delle mostre... Forse dovrei ricominciare anche in questo tanto per riempire un pò di più le mie giornate vuote... Voi che ne dite?

                            J_Pooch

"The Goon".


The Goon.

Se vi piacciono i fumetti, i film dell’orrore e le storie di mostri Eric Powell è il ragazzo che fa per voi. Uscito vincitore nell’assegnazione dell’Eisner Award (il premio più ambito tra i fumettisti d’oltreoceano) per il miglior numero singolo nel 2004, ed essendo creatore di uno dei comics più popolari degli ultimi anni, Eric “the Goon” Powell viene ben presto contattato dalla terza casa editrice d’America, la prestigiosa Dark Horse (quella famosa per aver pubblicato i fumetti di Robocop, Alien, Predator e Terminator) che gli propone nell’immediato di ristampare subito tutto quel poco materiale che era riuscito a stampare indipendentemente e di continuare a braccetto la pubblicazione di questa sua creazione che è certamente tra le più uniche ed eccentriche dell’ultimo periodo.
La storia è un “Melting Pot” di elementi che richiamano all’America del proibizionismo con i suoi gangster, di mostri e zombi che attanagliano una piccola cittadina nel sud dell’America più rurale, di un paladino che ha tutto ma che forse del paladino non può aver di meno, quindi di un antieroe e della sua spalla piccola e molesta, di scazzottate e botte da orbi e di streghe e splendide donne maledette che ricordano i noir del dopoguerra, tutto questo in una sola parola può essere descritto come “The Goon”, il miglior fumetto che si possa immaginare.
Da giovane, il protagonista rimasto senza genitori, vive con una zia che lavora per un circo itinerante come quelli che esistevano negli anni ’30, con tutti i suoi “Side Show” e fenomeni da baraccone che si rispettino. Purtroppo per lui anche la sua zietta viene uccisa da un gangster locale, che però osservando bene il ragazzo decide di prenderlo sotto la sua ala e così il giovanotto diventa il recupera crediti del boss.


L'antagonista senza nome.

Tolto di mezzo anche il boss, il giovane decide di continuare a riscuotere a suo nome e ben presto si ritrova ad essere il padrone del luogo, sfortunatamente per lui è proprio adesso che i suoi guai peggiori hanno inizio.
Nel paese arriva uno strano predicatore, un uomo senza nome, che inizia predicando ed ingannando a piantare il suo seme, il seme del male. Nel giro di poco tempo molta della popolazione del luogo si ritrova morta e senza anima ed inizia a vagare, marcendo per le vie della cittadella. Tutte le persone colpite da questo sortilegio entrano a far parte delle schiere del maledetto uomo che le ha costrette a questa finta vita. L’unico in grado di raddrizzare la cosa è senza dubbio “The Goon” ed è proprio così che ha inizio la più mostruosa e divertente storia che si possa immaginare.


The Goon alle prese con alcuni dei suoi soliti nemici. 
Le tavole di Eric Powell sono veramente splendide, l'uso della computer grafica e degli acquerelli si incontrano in modo incredibile per dar vita a questi fantastici disegni.

Tutto il fumetto è condito con accenni e rimandi ai film dell’orrore di serie B, le scazzottate sono all’ordine del giorno, le maledizioni sono tra le più crudeli e maledette che si possano immaginare, insomma se inizierete a leggere questo fumetto preparatevi ad immergervi in alcune delle atmosfere più torbide che si possano desiderare.
Eric Powell ha saputo inventare uno dei nuovi fenomeni che sta stregando l’America, quindi cosa mi resta da dirvi? Nient’altro che di andarvi a gettare nella fumetteria più vicina a casa e di cercare tutti gli arretrati di “The Goon”, datemi retta non ve ne pentirete!!!
                                         J.Pooch

venerdì 31 gennaio 2014

Genndy Tartakovsky


Genndy Tartakovsky

Cartoon Network è uno dei network di cartoni animati americani più grande e più in voga del momento, nel suo palinsesto possiamo trovare alcune delle produzioni che hanno vinto più premi in assoluto nella storia delle serie televisive di cartoon.
Tra i suoi cartoni possiamo annoverare alcuni dei serial più famosi degli ultimi anni e che ci hanno più appassionato, come ad esempio cartoni supereroistici del genere di “Le avventure di Batman”, “Statix Shock”, “Batman Beyond”, “Justice League” o il tanto acclamato e ultimo “Ben10”, serie dalle caratteristiche più comiche ed irriverenti come “Mucca e Pollo”, “Matteo Babbeo”, “I am Weasel”, “The Grim adventure”, ed anche i particolari “Dexter’s Lab” e le fantastiche “PowerPuff Girls” conosciuto qui da noi come “Le Superchicche”, la lista che potrei farvi durerebbe all’infinito quindi ci do un taglio e vengo a parlare dell’individuo su cui ho deciso di scrivere quest’articolo.
Genndy (pronunciato “Dzendy”) Tartakovsky, è un uomo di nascita russa proveniente da una famiglia di dentisti ebrei che poco dopo la sua nascita decisero di migrare verso l’occidente, fermandosi anche per un periodo di 3 anni qui in Italia, ma solo per poi spostarsi definitivamente negli States.



Arrivato a Chicago, il ragazzo non si fece mancare l’occasione di distinguersi nel corso dei suoi studi e così ebbe l’opportunità, arrivato al College, di iscriversi in una delle università più ambite della California, ossia il California Institute of the Arts, abbreviato in CalArts. All’interno dell’istituto seguì un corso di animazione, il corso che aprì le porte a tutta la sua carriera prossima e futura. Compagno di scuola dei non meno famosi Rob Renzetti e Paul Rubish, venne a conoscere in seguito anche Craig McCracken.
McCracken che aveva trovato lavoro presso “Hanna & Barbera” ed aveva visto e già conosciuto l’efficienza del trio d’amici universitari, raccomandò il terzetto al suo capo, che poco dopo decise di assumere anche loro. Da qui la carriera di Genndy prese decisamente una svolta decisiva.
Grazie ad Hanna & Barbera, inizò a lavorare per Cartoon Network (Canale che fa parte del colosso dell’animazione) ed in poco tempo si avvalse della creazione di alcuni dei serial più accreditati. Tra queste serie possiamo trovarne alcune del calibro di Dexter’s Lab, PowerPuff Girls, Star Wars:Clone Wars, il magnifico , geniale ed eccentrico Samurai Jack, Sym-Bionic Titan, ed altre ancora.
Queste serie vincono alcuni dei premi più prestigiosi, tra cui anche degli Emmy.



Il genio e la forte carica produttiva di quest’uomo ci hanno regalato alcuni degli episodi più interessanti e divertenti di animazione che si possano immaginare. Certamente tra tutte le serie che ha prodotto e scritto sono maggiormente legato a “Samurai Jack”, un cartone unico nel suo genere. I disegni piatti in 2d, le lunghissime scene di muto, gli scenari pazzeschi, l’uso del 16:9 per un cartone televisivo, insomma devo essere sincero a parer mio un cartone veramente innovativo, di cui magari avrò modo più in là di parlarvi ancora.
Comunque tornando a noi al giorno d’oggi il russo naturalizzato americano si sta dedicando più a film d’animazione come il già visto “PuwerPuff Girls The Movie” ed il simpatico “Hotel Transylvania”, qualche anno fa aveva anche annunciato di avere in cantiere un film conclusivo per “Samurai Jack”, serie mai terminata, ma purtroppo per cause di tempi e permessi sembra che il progetto sia  stato accantonato. Spero vivamente che l’idea venga ripresa in considerazione perché sono ormai molti anni che noi affezionati del samurai bianco aspettiamo che la fucina di trovate del russo si rimetta in azione sul nipponico personaggio.
Qui in Italia, a parte Walt Disney e da qualche anno a questa parte Hayao Miyazaki, non si parla mai dei creatori, scrittori e disegnatori che sono dietro a tutti gli splendidi cartoni che vediamo, ma la mole di lavoro che si nasconde dietro quel DVD che vedete sul divano con i vostri figli e che poi buttate nel dimenticatoio o su uno scaffale è veramente molta. Io credo che andrebbero un po’ più considerati e così nel mio qual modo mi sono sentito obbligato a spendere qualche riga per un uomo che forse meriterebbe un po’ più di notorietà. E comunque se adesso doveste chiedervi di chi sia quel nome assurdo e quasi impronunciabile che si trova alla fine o all’inizio di molti dei cartoni più belli su Cartoon Network e dintorni, adesso saprete darvi una risposta.

                                                J.Pooch

mercoledì 29 gennaio 2014

Adventure Time, un "Finntastico" mondo.


Adventure Time.

Vi è mai capito di sentir parlare del fantastico e magico mondo di Ooo? Beh, nel caso non ne aveste mai avuto l’occasione, mi prenderò io la briga di spezzare una lancia in favore nei suoi confronti, ma soprattutto nei confronti degli interessanti personaggi che lo abitano.
Quando eravate bambini immagino che anche a voi capitava di giocare con il vostro migliore amico e di immergervi in qualche fantastica avventura ai confini di una terra che solo voi conoscevate e che solo voi eravate in grado affrontare, o di combattere draghi ed altri fantastici mostri  e di magari salvare anche qualche principessa, se queste erano attività con cui passavate delle ore allora Finn e Jake sono gli amici che fanno per voi.
Finn e Jake sono due fratelli, ma sono anche parecchio diversi l’uno dall’altro, dato il fatto che il primo e un biondo bambino che vive facendo l’eroe e salvando principesse da nefaste sciagure e il secondo invece è un cane giallo magico con il potere di trasformarsi in qualsiasi cosa e di allungarsi all’infinito che lo segue in ogni battaglia e mistero; come un cane ed un bambino possano essere fratelli non ci è ben chiaro ma non sono le leggi della fisica che la fanno da padrone nel mondo di Ooo.



I due fratelli vivono soli in una gigantesca casa\albero, il sogno di ogni bambino cresciuto come me negli anni ’80, ricordo ancora quando io, mio fratello e mio cugino la chiedevamo di continuo a mio zio che viveva in campagna, ma purtroppo di case sugli alberi non ne riuscimmo a vedere neanche una, comunque tornando a noi è proprio da questa casa che le avventure dei due fratelli iniziano ed Ooo è così ricco di reami da perderci la testa. Ma soprattutto è ricco di principesse da salvare e la più famosa e più amata è di certo la principessa Bubble Gum, la sovrana di molti dei sudditi più dolci che si possano desiderare essendo loro proprio torte e dolciumi. Il diafano bambino inoltre è segretamente innamorato di lei ed è proprio per questa ragione che insieme al suo cane sente il dovere di difendere ad ogni costo il roseo reame. Il nemico e antagonista più insolito invece è il re Ghiaccio, un buffo ometto blu capace di gelare ogni cosa con la sua magia alla disperata ricerca di una principessa da sposare, ma purtroppo i suoi comportamenti molto e sempre più spesso inquietanti portano le sovrane a raggelarsi e chiedere aiuto, e a chi se non a Finn e Jake che sono sempre pronti a non negarglielo?



Quella di cui sto parlando è una splendida serie di cartoni animati che ormai va in onda da qualche anno grazie agli sforzi combinati della rete televisiva di Cartoon Network, indubbiamente una delle reti più interessanti dal punto di vista del palinsesto e di Pendleton Ward il barbuto giovane che ha avuto la splendida idea di creare i personaggi e la serie.  Il cartone è semplicemente geniale perché condito da una simpatica, genuina e talvolta demenziale comicità, i rimandi a un’infanzia vissuta durante gli anni ’80 sono evidenti, le musiche addirittura sono una perfetta combinazione di quei suoni che i videogame degli ‘80 erano provvisti, quindi un tripudio di sinfonie monofoniche ispirate agli arcade di quei tempi.  Le citazioni al mondo del cinema e del fumetto sono ancora più evidenti e azzeccate, dimostrando che il bagaglio culturale dell’autore è molto vasto, ma innanzitutto arricchito da un sano e genuino elemento Nerd che rende il cartone una delle migliori serie mai create negli ultimi anni. Se siete appassionati dall’animazione e dalle serie televisive, questa è una di quelle che non dovete assolutamente farvi scappare. 
Il cartone è studiato per un pubblico di giovane età essendo americano, quindi è ottimo anche da fare vedere ai vostri figli nel caso ne aveste, ma io lo raccomando anche ai più grandi, perchè ha un qualcosa che merita veramente, prendete il telecomando e aspettate il suo inizio che non vene pentirete di sicuro.
Buttatevi a capofitto in questo "Finntastico" mondo e buona visione.

                                                                                                  J.Pooch